Il Parco Dora – Spina 3

Spina 3, un milione di metri quadrati di territorio urbano disposti lungo la Dora Riparia.

Per circa un secolo sono stati scavati, costruiti, inquinati ed infine, quando la crisi produttiva degli anni ’70 rese inutili gli smisurati impianti produttivi delle acciaierie Fiat e della Michelin, abbandonati.

Il PARCO DORA – Spina 3, ha una superficie di circa 420.000 mq, una lunghezza e una larghezza massime rispettivamente di ca. 1.700 e 800 metri, è per realizzarlo è stato suddiviso in cinque lotti funzionali.

L’Amministrazione torinese fin dalla redazione del Piano Regolatore del 1995, quando in Italia il concetto di Brownfield era ancora lontano, decise con lungimiranza di trasformare in “risorsa” l’eredità industriale; 15 anni di coerenza amministrativa, urbana e territoriale hanno così dato vita ad una trasformazione urbanistica complessa ed articolata che ha consentito a Torino di aggiudicarsi il prestigioso International Architecture Award 2012.

La presenza del fiume Dora sancì la vocazione ambientale di Spina 3 e, in continuità con il progetto Torino Città d’Acque, da più di 20 anni volto alla creazione di un sistema verde interconnesso attraverso i 4 fiumi cittadini, fu perciò decisa la realizzazione di un grande parco (ca. 40 ha).

Ma per raggiungere questo obiettivo si resero necessari notevoli approfondimenti affinché lo spazio verde previsto dalla normativa urbanistica potesse concretizzarsi nella realtà della dismissione post-industriale.

Il termine Brownfield rappresenta bene la “sterilità” delle aree industriali dismesse, la difficoltà insita nel loro recupero, la necessità di approcci progettuali specifici, spesso lontani dalla paesaggistica tradizionale. Emblematica, in tal senso, è la vecchia soprelevata a 4 corsie che ora scorre per 1,3 chilometri completamente al di sotto del parco.

L’approccio multidisciplinare, necessario alla progettazione di un parco post-industriale, determinò così la scelta della Città di procedere, nel 2004, all’affidamento esterno della progettazione, attraverso un bando di gara europeo che venne vinto dal gruppo STS Servizi Tecnologie Sistemi S.p.A. che affido l’incarico di progettazione a Peter Latz, considerato un pioniere nel recupero di paesaggi post-industriali.

I temi generali perseguiti dal progetto riguardano tre principali aspetti: l’integrazione visiva e funzionale del parco con il fiume, la metamorfosi estetica e funzionale delle preesistenze industriali conservate, la connessione ed il dialogo con la restante parte della città.
Caratterizzano e unificano il progetto di Peter Latz l’uso di pochi materiali “poveri” (cemento, acciaio zincato, gabbionate) coerenti al linguaggio funzionale dell’industria, nonché dettagli progettuali semplici e durevoli, quali cordoli a raso realizzati in piattina metallica, abbinati a curati raccordi tra le diverse superfici a prato, in asfalto pallinato oppure in inerti stabilizzati.

Il verde, unendosi agli altri layer progettuali, conferma e sostiene i temi paesaggistici principali; mai utilizzato esclusivamente come scelta estetica, è trattato per la maggior parte in forma estensiva (prati, prati alberati, viali), limitando quanto più possibile l’uso di aiuole ornamentali.

Anche la sostenibilità ambientale del parco è stata sviluppata con particolare attenzione grazie all’utilizzo di corpi illuminanti a LED, adottando tecniche di bonifica innovative e privilegiando, nei bandi di appalto banditi dalla Città, più che gli aspetti economici, criteri di selezione che apportassero, a costo zero per l’Amministrazione, migliorie ambientali quali la compensazione della CO2 (carbon footprinting) prodotta dalle attività di cantiere.

Nel 2007, il progetto del Parco Dora – Spina 3 fu inserito tra le opere celebrative del 150° Anniversario dell’Unità Nazionale; tale risultato permise di imprimere una forte accelerazione alla fase realizzativa dell’intervento.

Oggi, i lavori sono completati ed i cittadini incominciano ad utilizzare assiduamente le varie aree, tanto che sorprende constatare, stante l’inusualità di simili spazi quanto il parco piaccia ai torinesi e ai turisti, sempre più numerosi.

Le imponenti strutture conservate dell’acciaieria Vitali, con la tettoia di lavorazione, alta come un palazzo di 9 piani e lunga ben 308 metri, è l’esempio più evidente di quanto la metamorfosi delle strutture industriali a servizio delle nuove funzioni sia pienamente riuscita.

Sono questi i motivi per cui il Parco Dora, frutto di una duratura sinergia qualificata tra professionalità pubbliche e private, è diventato nell’arco di 10 anni una realtà che contribuisce in modo significativo all’affrancamento dallo stereotipo di città industriale che da tempo Torino persegue.

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