Bionomia del paessaggio - Verso il futuro, il mondo nelle nostre mani

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Bionomia del paessaggio




BIONOMIA DEL PAESAGGIO

In questa tappa del nostro viaggio esploreremo il reale significato di bionomia del paesaggio, imparando a riconoscere l'importanza della relazione tra uomo e territorio e della salvaguardia della biodiversità.
Cosa intendiamo quando parliamo di paesaggio? Anche se spesso lo percepiamo solo in senso estetico ("Guarda che bel paesaggio!"), in realtà, la definizione è molto più scientifica.
 

Secondo Vittorio Ingegnoli,
il paesaggio è inteso come un sistema iper-complesso,
che costituisce un'entità vivente
 
 
ossia un'integrazione di comunità vegetali, animali e umane e del loro sistema di ecosistemi naturali, seminaturali e antropico-culturali, in una certa configurazione spaziale. Questo significa considerare il paesaggio come un tessuto ecologico o ecotessuto, ossia una struttura complessa costituita da un mosaico di base e da una serie gerarchica di mosaici correlati.  

Considerare il paesaggio come un sistema biologico, secondo Ingegnoli, permette di integrare la componente antropica e quella naturale e permette anche di prendere in esame la sua salute.
 
 
Esattamente come tutti i sistemi biologici, anche il paesaggio può ammalarsi e presentare degli stati patologici, che richiedono dei trattamenti specifici.
 
 
Anzi, secondo Ingegnoli, sarebbe meglio parlare di vere e proprie sindromi del paesaggio, quali: alterazioni strutturali; alterazioni funzionali; sindromi di trasformazione; perturbazioni catastrofiche; degradazioni da inquinamento; sindromi complesse.

Per tutte quelle che sono le sindromi del paesaggio, è necessaria una figura che funga da medico del paesaggio, conoscendone la fisiologia e l'anatomia, oltre che i disturbi patologici.
Il medico del paesaggio deve anche comprendere quali siano le ragioni di queste patologie e, in particolare, secondo Ingegnoli, possiamo individuare quattro operatori che agiscono sulla dinamica di trasformazione dei paesaggi:

i processi evolutivi e geologici che operano in tempi molto lunghi
i processi di colonizzazione e riproduzione, che operano in tempi da medi a corti
i processi cibernetici, di adattamento al flusso delle informazioni, in tempi medio-brevi
i processi di disturbo locale, anche in tempi assai brevi


All'interno della mostra verso il futuro,
la dinamica di trasformazione del paesaggio
viene plasmata con le nostre mani!
Utilizzando una sand box e
la realtà aumentata,
potremo costruire mari e monti, colline e pianure
e potremo osservare insieme come cambiano le condizioni idrologiche
in base al paesaggio che realizziamo.
Anche noi cittadini possiamo aiutare gli scienziati a conoscere lo stato di salute di un paesaggio. Uno strumento che possiamo utilizzare è il Balloon mapping kit, un pallone sonda che ci permette di realizzare mappature, grazie a foto e video scattate dall'alto, utili agli esperti per conoscere la fisionomia del paesaggio e scoprire eventuali problemi di salute: il nostro aiuto è indispensabile!
 
 
Il contributo di noi cittadini alla ricerca scientifica rientra nella Citizen Science, una scienza partecipativa di cui possiamo essere protagonisti, collaborando con gli esperti.
 
 
Vieni a scoprire il Balloon mapping kit e la Citizen Science al Museo A come Ambiente!

MAN AND THE BIOSPHERE




Proprio per favorire un positivo rapporto tra l'uomo e il luogo in cui egli vive, dal 1971 l'UNESCO ha avviato un programma intergovernativo ed interdisciplinare, chiamato Man and the Biosphere Program (MAB), volto a riconoscere le risorse della biosfera e a favorirne una gestione corretta e sostenibile.
Vediamo insieme gli scopi che questo programma si prefigge:
  • identificare i cambiamenti che le attività naturali e antropiche inducono sulla biosfera, ponendo particolare attenzione sui cambiamenti climatici
  • studiare le complesse relazioni tra gli ecosistemi naturali e i processi socio-economici, contestualizzandole in funzione della perdita di biodiversità e diversità culturale, i cui effetti sono imprevedibili
  • garantire il benessere umano e ambientale, riconoscendo che la rapida urbanizzazione e il consumo energetico determinano cambiamenti ambientali
  • promuovere lo scambio di conoscenze su problemi e soluzioni ambientali, nonchè favorire l'educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile
Nel programma MAB sono previste delle Riserve della Biosfera, ossia aree terrestri, costiere e marine, in cui si promuovono approcci che permettano di comprendere e gestire le relazioni tra i sistemi ecologici e sociali, a favore della protezione della biodiversità con il coinvolgimento delle popolazioni locali.
 
Attualmente, del Network mondiale delle riserve della Biosfera fanno parte 701 riserve in 124 Paesi. Ben 19 di queste riserve sono in Italia.
In Piemonte sono presenti 3 Riserve della Biosfera:



BIODIVERSITÀ


Nel programma Man and the Biosphere emerge l'importanza del tutelare la biodiversità, che negli ultimi anni ha subìto un calo evidente, come riportato nel Living Planet Report 2018, redatto dal WWF: tramite il grafico riportato qui sotto, possiamo notare che dal 1970 al 2014 si registra un calo del 60% del Living Planet Index, ossia dell'indicatore dello stato della Biodiversità globale.


Sono state monitorate 16.704 popolazioni appartenenti a 4.005 specie: si osserva un calo del Living Planet Index del 60%


Numerose sono le cause di questa perdita di biodiversità: il consumo di suolo, i cambiamenti climatici e la frammentazione degli habitat ne sono solo alcuni esempi.
Secondo la Red List dell'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), che raccoglie le informazioni relative allo status di conservazione mondiale di piante ed animali, sono più di 28.000 le specie minacciate di estinzione.
Al fine di proteggere la biodiversità, l'ONU, mediante l'Agenda 2030, ha individuato l'Obiettivo 14 e 15.


Nelle Liste Rosse italiane redatte dal Comitato Italiano dell'IUCN rientra anche il gipeto (Gypaetus barbatus), considerato in Pericolo Critico, ossia con un rischio estremamente elevato di estinzione.
Il gipeto è uno dei rapaci più grandi osservabili in Europa, nonchè uno dei più rari. È anche chiamato avvoltoio barbuto e, nonostante gli affilati artigli, non caccia le sue prede, bensì si nutre di carcasse di ungulati, quali cervi e caprioli, che trova tra i 1000 e i 4000 metri d'altitudine.
A seguito della forte pressione antropica, che ha trasformato il suo habitat a partire dal XIX secolo, il gipeto ha visto un calo della popolazione nell'Arco alpino, fino alla totale scomparsa.
A partire dal 1978 si è avviato un processo di reintroduzione, grazie a cui fino al 2012 sono stati reintrodotti 190 individui in tutto l'arco alpino.
Il gipeto è una specie ombrello, ossia garantendo la sua protezione, favoriamo anche la tutela di tutte le specie appartenenti al suo ecosistema alpino ed, inoltre, nutrendosi delle carcasse, permette di limitare la diffusione delle malattie contagiose nella fauna terrestre.
Ulteriori informazioni sulla reintroduzione del gipeto sono disponibili cliccando qui.



Alcuni studi hanno, inoltre, dimostrato che tra le cause di morte degli individui di gipeto vi è il saturnismo, ossia elevata concentrazione di piombo nei tessuti. Durante l'attività venatoria, vengono utilizzati dei pallini in piombo che si frammentano, penetrando nel bersaglio (ad esempio un ungulato). Poichè i cacciatori spesso compiono l'eviscerazione nel luogo dell'abbattimento, i visceri abbandonati costituiscono un ottimo nutrimento per il gipeto, che in questo modo assume anche i frammenti di piombo in essi presenti.
Nella mostra Verso il futuro osserveremo insieme un gipeto tassidermizzato, la cui morte è stata presumibilmente provocata da un'elevata concentrazione di inquinanti nei tessuti.
Guardando negli occhi questo maestoso animale ci sarà più semplice percepire la preziosità di ciascuno degli organismi, animali e vegetali, che arricchiscono la biodiversità sul nostro pianeta.


Created by:
Valeria De Toma
Corso Umbria 90
10144 Torino
Telefono:
011.070.25.35

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